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CHIEDI A MADRE NATURA

Aggiornamento: 5 dic 2020

Cave libere o a pago? Una domanda che ad oggi crea ampio disaccordo tra noi carpisti. Due ambienti diversi dove praticare la nostra passione con diversi approcci. Molti angler affrontano queste tipologie di acque in maniera simile usando lo stesso metodo di pasturazione e ricerca dell’ hot spot. Ma nelle piccole cave “wild” il cappotto è dietro l’ angolo e nulla va lasciato al caso. Questo articolo vuole offrirvi una “l

ttura” alternativa di questi stupendi angoli di paradiso incontaminato. Ricordiamoci sempre che nel carpfishing la natura è un libro che se interpretato correttamente, sa indicare la retta via per regalarci catture indimenticabili, emozioni indelebili che vanno ben oltre l’ importanza dell’ aghetto della bilancia. STUDIANDO IL LAGO



La prima cosa da fare è sicuramente capire, attraverso un sopralluogo, la difficoltà di pesca dello spot scelto. Si osservano alberi caduti, quantità di piante e ostacoli presenti in acqua e, chissà, potrebbe apparire sotto riva una bella baffona! Avere con sé un buon paio di occhiali a lenti polarizzate è un utile mezzo per la riuscita della nostra pescata. Il mondo sommerso delle piccole cave nasconde molte insidie: conoscerle aumenterà sicuramente la nostra percentuale di successo. Altro aspetto fondamentale è riu- scire a carpire – 🙂 – più informazioni possibili da altri angler, ad esempio alta o bassa pressio- ne di pesca e abitudini di stazionamento dei pesci. In questo modo sapremo come gestire la pasturazione e con che tipo di esca approcciarci.

LA PASTURAZIONE Dopo aver fatto chiarezza sul nostro itinerario di pesca, arriva il momento di tirarsi su le maniche e iniziare la nostra pasturazione preventiva. Se la cava è “vergine” dobbiamo abituare le carpe a riconoscere come fonte di cibo le nostre palline, cosa non facile. Inizieremo a spargere boi- lies (un paio di kg) in tutto il lago con- centrando la nostra distribuzione negli spot scelti per le nostre canne. In questo modo riusciremo a mettere in movimento il pesce, che andrà alla ricerca di cibo nelle aree di massima concentrazione di aromi e attrattori presenti nel nostro mix. È importantissimo l’ uso di boilies di qualità, altamente digeribili e dal giusto equilibrio nutrizionale. Sarà apprezzabile assecondare le abitudini alimentari della carpa utilizzando palline dal sapore naturale. A questo proposito, ho optato per le boilies OVERBERRY ‘ N SQUID della linea OVER CARP BAITS, particolarmente attraenti per carpe selvatiche. Le note di fragola, ciliegia e mirtillo unite al pungente aroma “Squid” riescono a catalizzare l’ attenzione dei pesci più diffidenti o avvezzi a sapori spiccatamente naturali.


I MESSAGGI DALLA NATURA La natura, parte fondamentale del nostro vivere la pesca e sfondo delle nostre catture, ci può aiutare a comprendere in modo dettagliato lo specchio d’ acqua che stiamo affrontando. Il carpista deve nascere curioso e osservatore, attento ad ogni piccolo messaggio che l’ ambiente ci regala. Troppi sono concentrati unicamente nel provare il nuovo terminale di moda, la nuova linea di ami super affilati e canne che lanciano da sole! Ma il vero successo sta nel capire la peculiarità dello spot di pesca. In questo caso, la composizione flori- stica del nostro biotipo non è aspetto da sottovalutare. Le piante, quindi, ci daranno elementi di lettura fonda- mentali per catturare carpe. Più concretamente: una pianta acquatica che mi ha spesso risolto la pescata è la “Patamogeton natans” anche chiamata Brasca comune. Le sue caratteristiche principali sono l‘altezza massima di due metri e la capacità esclusiva di radicare in fondali sabbiosi o di ghiaia. Questa pianta di stagno o canale ci fornisce dati importantissimi. Il primo: il terrreno in cui la pianta si sviluppa è duro nel 90% dei casi. Il secondo: l’ acqua in sua presenza non supererà i due metri di profondità. La Brasca Comune quindi, oltre a creare zone d’ ombra simili a quelle prodotte dalle ninfee, ci potrebbe indicare anche delle preziose secche con terreno solido dove lanciare i nostri inneschi. In alcuni casi si crea una vera e propria mappa di foglie in superficie che riflette la morfologia del fondale (secca o strada sommersa). Altra pianta utile a comprendere la biochimica dell’ acqua è L’ Ontano nero – “Alnus glutinosa”- albero che tappezza le rive di molte cave naturali. Questa specie arborea produce piccole pigne legnose che, adagiate sul fondale, abbassano il ph dell’ acqua. Queste aree acide non permetteranno la piena efficienza di alcuni mix e boilies. Andremo a utilizzare, quindi, una boilies che lavori in maniera ottimale con ph acidi. Alla luce degli straordinari messaggi che la natura ci invia, noi carpisti dovremmo imparare a porre sullo stesso livello il nostro bagaglio tecnico e lo spirito osservatore più intuitivo. Ogni nostra scelta è strettamente legata ai fattori ambientali che ci circondano. Di conseguenza tanta cura e attenzione porgiamo al contesto naturale della nostra pescata, tanto sentiremo cantare i nostri avvisatori!



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